Il fortilizio della Posta è stato eretto intorno al X-XII secolo, a seguito del fenomeno dell'incastellamento. Nel 1037 l'abate di Farfa concesse a "Johanes filius Faidonis" alcuni beni che erano stati donati all'Abbazia da Linderisio figlio di Maifredi, situati in un luogo denominato Offiano. Il paese era situato su una collina, nell'antica Massa Torana alla sinistra del fiume Turano, non lontano da Paganico, Pietraforte, Turania. In questo periodo Offiano raggiunse un tale livello di prestigio che in alcuni documenti viene definito "Castaldato di Offiano", comprendente i territori di Montagliano (Montalianum in Offiano di fronte a Pietraforte e Petescia oggi Turania) ad una quota di poco superiore ai 600 metri presso il rio Petescia (affluente del Turano) nel territorio di Collalto Sabino, San Giovanni di Fistole, Montorio e Pozzaglia, Collepiccolo e Collalto, Posta e Castelvecchio. Il palazzo della posta, in un momento imprecisato tra il XII e il XIV secolo, entrò in possesso dei De Romania - Brancaleoni la più importante famiglia della nobiltà rurale sabina. I Brancaleoni, ramo cadetto distaccatosi dal principale di Cunio, ne mantennero il controllo fin dopo la metà del XIV secolo, quando probabilmente a seguito di una suddivisione ereditaria, passò ai Mareri imparentati con loro. I Mareri se da un lato governarono con un rigido regime feudale, causando ricorrenti fiammate di ribellione, da un altro diedero un buon impulso all'agricoltura. Nel 1400 introdussero la coltivazione dello zafferano e si assistette ad un vasto commercio sia nella Valle del Turano che nella Valle del Salto con Vinola centro motore. Nel 1600 circa i Mareri vendettero la proprietà a Francesco Priorato, quindi dopo pochissimi anni passò al marchese Belloni unitamente alla Rocca di Oliveto Sabino.
Il Marchese Belloni rivendette il fortilizio della Posta e quello di Oliveto a Maffeo Barberini e il 18 dicembre 1682 Papa Innocenzo XI, con chirografo apposito, autorizzò i Barberini a vendere Posta alla famiglia dei Flacchi.
In seguito la proprietà passò ai Cavalletti, nobile famiglia con possedimenti anche in Monteleone Sabino. Il palazzotto versò quindi in uno stato di abbandono dove le famiglie del luogo se ne "appropriarono" per usucapione, trasformando le sue stanze in "stalle" per il ricovero degli animali e dei raccolti agricoli. È dei giorni nostri che la famiglia Solivetti ne rileva la proprietà facendolo ristrutturare completamente. I Postesi per meglio dire i Posticciolesi di ciò gliene sono grati.